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LA COPPIA

L'incontro tra due persone è un'alchimia che coinvolge non solo aspetti emotivi, fisiologici, cognitivi, ma che ha anche a che fare con la storia individuale e familiare di ciascun individuo e che influenza, anche se in modo inconsapevole, la scelta del partner.

 

Quando ci si innamora, l’altro evidenzia in me ciò che non conoscevo o trascuravo. Quindi la rappresentazione che ho di me cambia nello scambio con l’altro e penso che sia dovuto all’esistenza della coppia. Questo comporta che se la coppia finisce si prova un senso di perdita di se stessi, perché provo la paura di perdere quella rappresentazione di me che si è creata nella relazione con l’altro.

Nella coppia si realizzano meccanismi proiettivi. Si proietta sull’altro, cioè si attribuisce all’altro, ciò che si pensa di sé stessi e/o quello che i miei genitori pensavano di me, si proietta quegli aspetti che si ha paura di possedere.

 

La costruzione di ruoli e regole di relazione è un processo circolare di influenza reciproca nel tempo. Ciascun membro porta un sistema di credenze e aspettative che si è strutturato a partire dalle esperienze della sua famiglia d’origine e da altre esperienze matrimoniali o di coppia e il tutto è condizionato dal contesto sociale e culturale di provenienza.

Con il tempo la coppia deve riuscire a costruire una realtà condivisa: la massa di aspettative e credenze viene modellata dal rapporto con l’altro, modificandola o rinforzandola con le esperienze condivise che la coppia vive. 

La capacità della coppia di evolversi in modo flessibile, anche attraverso discussioni e conflitti, se espliciti e tesi alla negoziazione, sono il segreto della possibilità evolutiva...

 

 

La formazione della coppia è un processo affascinante e misterioso, che coinvolge aspetti di cui non sempre le persone sono consapevoli. È un processo che ha inizio con l'incontro e l'innamoramento, che non si conclude con la tappa del matrimonio e soprattutto che si trasforma nel tempo, alimentato dalle aspettative, dalle richieste e dai bisogni di ognuno, dagli eventi vissuti e dalle esperienze di vita.

Quando due persone si incontrano e si forma una coppia, esse contribuiscono alla formazione di un nuovo nucleo portando ognuno una propria storia ed una propria appartenenza. Questo può diventare una ricchezza o essere vissuto come limite a seconda della capacità di ciascuno di accogliere ciò che è diverso da quanto abitualmente appreso ciò si tradurrà per la coppia come una risorsa o limite nel trattamento di un tema fondamentale, quello della differenza.

 

La coppia nasce con l'innamoramento ed attraverso esso si vivono la passione e l'illusione: ciascuno mostrerà all'altro la parte migliore di sé in un gioco di attrazione e sensazione di completa fusionalità. In questa prima fase ciascuno vede nell'altro la possibilità di realizzare i propri desideri, i propri bisogni e allo stesso tempo si propone all'altro come colui che potrà soddisfare richieste e colmare vuoti. È un momento importante per la conoscenza reciproca e per porre le basi della costruzione di un rapporto di fiducia.

Con il passare del tempo e con la costruzione di un forte sentimento di attaccamento reciproco, subentra la realizzazione che l'altro non può colmare realmente tutti i vuoti e soddisfare tutte le richieste, inoltre che forse le aspettative nei confronti del nuovo legame sono state un po' troppo distanti dalla effettiva possibilità di realizzarle. Ecco che allora la coppia attraversa una fase di trasformazione, in cui il patto deve essere rinegoziato. É in questo difficile passaggio che molte coppie si trovano ad affrontare incomprensioni e aspetti problematici.

Le coppie che non riescono a fare questo passaggio, si trovano incastrate in una dinamica di rivendicazioni e rinfacci rispetto ai patti non mantenuti e le promesse disattese. I conflitti potrebbero accrescere in escalation fino ad un punto 'di non ritorno', in cui il rispetto reciproco rischierebbe di essere compromesso definitivamente.

Il superamento della 'disillusione' è la prima vera crisi che mette la coppia alla prova nella sua capacità di reggere tenendo compresenti al suo interno due identità diverse, che desiderano sulla base proprio della ricchezza di queste diversità, costruire un NOI basato sulla reciprocità e sulla fiducia. È qui che l'innamoramento si trasforma in amore.

Per poter parlare di coppia è fondamentale considerare quanto i cambiamenti culturali e sociali abbiano determinato un nuovo modo di costruire una relazione, che non si concretizza più solo nel matrimonio, ma anche in relazioni significative e convivenze. Il matrimonio stesso è mutato. Dall’inizio dell’Epoca moderna, il matrimonio non è più un’alleanza tra famiglie, ma è diventato una questione di autorealizzazione personale e un affare di successo sociale. Dunque, da un fatto prevalentemente “sociale”, il matrimonio diventa un’impresa personale.

Al centro dell’attenzione si pongono ora la coppia e la relazione.

La famiglia, basata sui legami di sangue e sulla solidarietà nei confronti della parentela, perde forza, mentre acquisisce rilievo il legame sentimentale affettivo della coppia; dando risalto all’intimità e ai sentimenti, la relazione di coppia è investita di aspettative e richieste e diventa fortemente idealizzata. Proprio per questo è facilmente soggetta a delusione. Inoltre, in un contesto sociale dove si è indebolita la dimensione dell’impegno, è conseguentemente aumentato il fenomeno dell’instabilità coniugale e dalle ricerche effettuate pare che a questo fenomeno faccia seguito un maggiore coinvolgimento dei genitori dei coniugi spesso delegati nel ruolo di garanti della stabilità. Questa funzione pare essere assolta in particolar modo dalla famiglia della moglie. Il diffondersi delle convivenze può essere interpretato come tentativo di mantenere viva la relazione di coppia, riducendo l’impegno esplicito e istituzionale. Spesso le convivenze preparano al matrimonio, cha avviene quando la coppia ha un figlio, in tal caso, è il figlio a istituire il legame di coppia.

Secondo Scabini e Cigoli (2000) , al prevalere di una logica familiare: “il matrimonio è un fatto di parentela”, subentra la logica dell’accoppiamento: “il matrimonio è un fatto di coppia”, a cui a sua volta subentra la logica del bambino: “il matrimonio è legato alla sua nascita e all’impegno che richiede”. Il patto coniugale è un patto di reciprocità, giuridicamente sancita che tutela diritti e doveri dei coniugi. Il patto coniugale ha una struttura drammatica perché è un legame tra due persone che sono differenti in base al genere e tale diversità è intesa non solo come diversità biologica, ma anche come interiorizzazioni di ruoli e aspettative diverse che convergono nel maschio e nella femmina.

Secondo Vittorio Cigoli (1999) ogni rapporto di coppia si muove su un continuum i cui due poli sono rappresentati dall’idem e dall’ipse di coppia. Attraverso l’idem ciascun membro è rimandato al rapporto interiorizzato con le figure genitoriali, con il corpo familiare d’origine, con i pari e con il compagno immaginario. Oltre all’idem, la coppia incontra anche l’ipse, cioè la diversità irriducibile del partner.

La relazione coniugale si fonda su un patto di fiducia i cui elementi fondamentali sono l’attrazione reciproca, la consensualità, la consapevolezza, l’impegno a rispettare il patto fiduciario e la delineazione di un fine. Il patto coniugale è un area cruciale del legame. Si tratta di un patto che si costituisce di una parte esplicita, il patto dichiarato, e una inconsapevole, il patto segreto. Il patto segreto corrisponde ai bisogni, gli ideali, le aspettative che ciascuno dei due partner porta dalla sua storia personale e familiare e che ciascuno desidera soddisfare nella relazione coniugale.

Il patto dichiarato può essere fragile (se è povero d’impegno), formale (se si basa sulle regole e una rigida contrattualità) o assunto (se interiorizzato adeguatamente da un punto di vista cognitivo e affettivo). Il patto segreto può essere: impraticabile (quando i bisogni che i due partner sperano di soddisfare reciprocamente vengono sistematicamente disattesi) , rigido ( quando i partner non sono in grado di rilanciare il patto, perciò esaurita quella particolare formula di incastro il legame viene meno), praticabile (se i partner sono in grado di soddisfare i bisogni affettivi reciproci in modo flessibile, cioè il patto può essere rilanciato e riformulato secondo il mutamento dei bisogni affettivi reciproci.

Per M. Elkaim (1992) la coppia si incontra su due piani : da una parte il piano dei loro “programmi ufficiali” sbandierati e più o meno condivisi; dall'altra sul piano dei vissuti e delle esperienze raggruppati intorno a quella che Elkaim chiama “mappa del mondo”. Una specie di bussola interna attraverso la quale orientarci in questo mondo per trovare risposta ai propri bisogni ed evitare le frustrazioni.

Nell’incontro con l’Altro, ciascuno porta il proprio bagaglio di rappresentazioni interne interiorizzate in base alle esperienze di attaccamento vissute nell’infanzia.

La scelta del partner attiene, ovviamente, anche ai miti familiari coltivati e intessuti dalla propria famiglia d’origine, oltre che alla ricerca del soddisfacimento di bisogni più personali.

Menghi (1999), sostiene che “ci si innamora nell'altro di ciò che ancora non riusciamo ad innamorarci in noi. Già in questo incipit possiamo individuare l'intimo intreccio tra noi e l'altra/o. Ricostruire l'intreccio ( o l'incastro) attraverso il processo attraverso il quale si è formata prima , costruita poi la coppia, vuol dire andare a vedere quei meccanismi più o meno consapevoli che stanno all'interno delle persone e della loro relazione.

 

“La coppia che si presenta in terapia vive spesso la drammatica sensazione di non distinguere più le proprie sensazioni dai bisogni dell'altro, e soffre della caduta della relazione da un livello di contenimento/supporto al livello della prigione. La rottura dell'incanto tra i due, è spesso veicolato da bisogni non più soddisfatti che si proiettano sull'altro/a ritenendoli responsabili di questa frustrazione; in un certo senso l'altro/a è la pala al piede che mi trascino dietro, senza in realtà accorgersi che quella palla è la nostra.”

 

Willi J. (1986) ha trattato il fenomeno della collusione di coppia.

La collusione offre, attraverso la costruzione di uno spazio psichico condiviso, un’illusoria soluzione di un conflitto intrapsichico percepito come irrisolvibile; si comprende così la persistenza nel tempo di unioni altamente conflittuali e disturbate. Le qualità rifiutanti, censuranti e persecutorie si ritrovano vicendevolmente: «È come se, nel loro contendere, l’oggetto cattivo facesse la spola dall’uno all’altro», in un processo continuo di proiezioni incrociate.

Nel processo di stabilizzazione della coppia, all’interno delle regole di intimità e di complicità si determinano anche modalità condivise di collusione, cioè è plausibile pensare che ci possa essere una porzione di aspetti irrisolti o patologici.

Sono dunque modalità relazionali, costituite all’interno della coppia e divenute specifiche di quella relazione, che tendono ad essere ripetute collusivamente, fino a rischiare di diventare modalità rigide di funzionamento della coppia.

La collusione non va considerata però solo un aspetto patologico, in quanto caratterizza nella sua forma più sana, cioè non rigida e disponibile ad evolversi con le sfide della vita, le relazioni in generale. Se si considera il significato etimologico della parola, cum ludere = giocare insieme, si comprende come la collusione è un’interazione giocosa, dove ogni partner, grazie all’incontro con l’altro può giungere a conoscere nuove parti di sé, accogliendo quelle parti che ha sempre temuto o non accettato.

Giancarlo Francini spiega in questo modo la collusione di coppia:

Tali fenomeni intrapsichici e interattivi, nella relazione di coppia sono descritti col termine di “identificazioni proiettive incrociate” e rappresentano il tentativo di ripristinare l’integrità del Sé che è andata incontro ad esperienze di rotture interne e che possono scatenare forti reazioni di angoscia. In questo senso sono utili i riferimenti all'identificazione incrociate tra i membri della coppia, dove l'altro rappresenta un oggetto parziale di identificazione (Scharff D.E. 2005), (Zinner J. 1999) L’incontro di due persone che muove aspettative di cambiamento e di cura di aspetti danneggiati delle proprie relazioni interiorizzate (attraverso il modello differente del partner) stimola anche organizzazioni difensive contro la riattualizzazione di delusioni e sofferenze che si riproducono al suo interno. Per questo gli Autori hanno parlato di collusione anche come organizzazione difensiva a due, dove aspetti scissi e superegoici di entrambi si potenziano vicendevolmente, determinando un contesto rigido e frustrante ma corrispondente ad esigenze difensive per ciascuno dei partner (Dicks, 1967). Ricordiamo anche il contributo della fenomenologia con la descrizione dei meccanismi collusivi come gioco seduttivo della coppia, ci permette di preservare il lato creativo della relazione amorosa, (Laing R.; 2002) (Laing R.; 2007) per arrivare alla collusione come interdipendenza di coppia (Norsa; Zavattini 1997).

 

Secondo il punto di vista interazionale di Jackson una relazione sana presuppone una ricerca e definizione dei compiti relazionali attraverso la contrattazione. Il funzionamento o meno di una relazione dipende dal grado di collaborazione fra i partner, ottenuto tenendo conto delle reciproche diversità.

La costruzione di ruoli e regole di relazione è un processo circolare di influenza reciproca nel tempo. Ciascun membro porta un sistema di credenze e aspettative che si è strutturato a partire dalle esperienze della sua famiglia d’origine e da altre esperienze matrimoniali o di coppia e il tutto è condizionato dal contesto sociale e culturale di provenienza.

Con il tempo la coppia deve riuscire a costruire una realtà condivisa: la massa di aspettative e credenze viene modellata dal rapporto con l’altro, modificandola o rinforzandola con le esperienze condivise che la coppia vive. Questo sistema di credenze condiviso guida la coppia verso il futuro orientandone le scelte. A ogni sfida evolutiva o evento stressante il paradigma è riesaminato e ricontrattato. La capacità della coppia di evolversi in modo flessibile, anche attraverso discussioni e conflitti, se espliciti e tesi alla negoziazione, sono il segreto della possibilità evolutiva.

I cambiamenti sociali e culturali hanno stravolto il paradigma di base cui ogni coppia aderiva nel recente passato. Questo facilitava le cose, fornendo una solida base da cui partire, base condivisa dalle famiglie e dalla società. La messa in discussione delle regole pre-esistenti e dei ruoli rigidi ha complicato il lavoro della coppia. Costruire un buon quid pro quo (il paradigma di ruoli e regole relazionali in cui ognuno da qualcosa per ricevere qualcosa ottenendo soddisfazione reciproca) diviene una difficile sfida, poiché le credenze che orientavano nel definire cosa era un buon matrimonio sono divenute obsolete e ogni coppia costruisce il suo sistema valoriale e di organizzazione interna in modo specifico e peculiare.

Nell’esaminare una coppia bisogna tenere conto del rapporto tra la famiglia e il sistema lavorativo. La rigida suddivisione dei ruoli per genere è stata stravolta, con l’ingresso delle donne nel lavoro e la rivendicazione dei diritti femministi spesso uomo e donna assumono un ruolo paritario a livello economico, lavorativo e sociale. Il paradigma matrimoniale non è però ancora al passo con i tempi. Frequentemente alla donna si aggiunge il lavoro fuori casa al peso della gestione casalinga, con il risultato di una rottura dell’idea iniziale di leadership condivisa per una divergenza fra l’idea iniziale e la vita di tutti i giorni. La donna finisce con il farsi carico di doppie responsabilità, a volte sacrificando la propria carriera per il bene dei figli, mentre il marito continua a perseguire i propri obiettivi personali.

Froma Walsh (1999) identifica alcune caratteristiche che possono rendere sana o disfunzionale una coppia: potere e uguaglianza, adattabilità, coesione, processi comunicativi, espressione delle emozioni, problem solving.

POTERE E UGUALIANZA

L’equilibrio di potere fra marito e moglie è un aspetto determinante nell’organizzazione del sistema coniugale. Una coppia sana dovrebbe riuscire a mantenere una complementarietà nel far fronte ai compiti e allo stesso tempo un senso di uguaglianza e di leadership condivisa. Le famiglie disfunzionali sono invece caratterizzate da uno squilibrio di potere nella coppia. Uno squilibrio persistente può portare a insoddisfazione e sintomi come fatica, diminuzione del desiderio sessuale e depressione.

ADATTABILITA’

Ci si riferisce alla capacità della coppia di sapersi adattare alle sfide della vita mantenendo un equilibrio stabile ma allo stesso tempo flessibile in risposta alle problematiche che si porranno, rendendo possibile il cambiamento e quindi l’evoluzione.

COESIONE

Un altro aspetto cruciale è la possibilità per le coppie di sperimentarsi in un rapporto di vicinanza e intimità nel rispetto degli spazi e differenze individuali. Ognuno si aspetta di essere la persona più importante per l’altro e la vicinanza e coesione è possibile solo se si riesce a costruire dei confini chiari ma non rigidi con le famiglie d’origine, senza i quali l’intimità non è possibile.

PROCESSI COMUNICATIVI

In una coppia sana la comunicazione non deve mai mancare, è il processo attraverso cui è possibile esplicitare i propri bisogni e paure, le proprie aspettative e negoziare con l’altro una soluzione. Quando subentrano i figli la comunicazione diviene ancora più importante in quanto per poter essere dei buoni genitori devono essere in grado di discutere modelli educativi e regole di vita, così come i sistemi valoriali. Ognuno poterà un modello educativo specifico e peculiare e attraverso il dialogo è possibile stabilire un proprio modello terzo, con similitudini e diversità rispetto a quello delle due famiglie d’origine.

ESPRESSIONE DELLE EMOZIONI

Perché una coppia funzioni bene deve riuscire a trovare un accordo riguardo l’espressione delle emozioni.

Se l’uomo è cresciuto in una famiglia in cui erano rare le dimostrazioni di affetto e ha imparato che il padre dimostrava il suo amore per i figli tramite la concretezza, il portare soldi a casa e il provvedere alle necessità pratiche quotidiane allora sarà questo il modo in cui saprà comunicare il suo amore per la moglie.

Se invece la moglie, cresciuta in una famiglia conflittuale, in cui l’hanno sempre lasciata libera, forse eccessivamente, per mancanza di attenzione e di cura nei suoi confronti, si è sempre sentita non vista, e allora cercherà nel suo uomo la compensazione di tali vuoti, potrà verbalmente affermare di non volere smancerie, ma nel profondo sentire la mancanza di attenzioni e affettività.

Questo incastro sarà allora fonte sicura di insoddisfazione e frustrazione per entrambi. 

 

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